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Michele Manieri, il mago del personale: “Vi spiego come avere sempre lavoratori stagionali appagati e fedeli”

“Strutture turistiche senza personale? La colpa é sia dei dipendenti che degli imprenditori che, anziché lamentarsi, dovrebbero farsi un bell’esame di coscienza puntando su una nuova cultura del lavoro. Perché un’azienda può stare sul mercato solo se, al suo interno, a tutti i livelli, si respira armonia non frustrazione”. Parola di Michele Manieri, professione “career counselor”, una nuova figura che, per superare il problema della mancanza endemica di personale, cerca di far dialogare datori e risorse umane con altri approcci e nuove dinamiche. 

Come ottenere imprenditori e collaboratori performanti e soddisfatti? Per rispondere a questo quesito, Michele ha scritto un libro-manuale dal titolo “Strategie per la ristorazione di successo” (in vendita su tutte le piattaforme digitali) in cui, attraverso i suoi studi e le sue molteplici esperienze, indica quali sono i metodi per favorire, all’interno di alberghi, ristoranti e stabilimenti balneari, un’evoluzione sia professionale che umana. 

Lucano di origine, ma da piu’ di 20 anni trapiantato in Romagna, Michele – nel suo ruolo di host di sala o store manager – ha lavorato per decine di strutture turistiche e dunque conosce, come pochi, il modello turistico romagnolo. Alla solida esperienza professionale ha poi abbinato i suoi studi in coaching e creato un metodo tutto suo – il Momid – con cui garantisce strategie efficaci da applicare ai piu’ complessi contesti lavorativi: “Ci sono cucine d’albergo dove volano i coltelli, e non solo In senso metaforico – dice – ed altre realtà che non funzionano per colpa della scarsa qualità delle relazioni umane. In un lavoro di squadra, invece, serve empatia e spirito collaborativo. Se mancano questi fattori, che sono anche piu’ importanti dell’aspetto retributivo, va tutto a rotoli”. 

“La crisi delle imprese turistiche non nasce né con il Covid né con la guerra – precisa Manieri – si tratta di un sistema obsoleto che, già da tempo, mostrava evidenti segni di debolezza. Il problema é che il modello, cosi’ concepito, funzionava negli anni 90. Oggi non piu’. Ogni giorno sentiamo imprenditori lamentarsi per la mancanza di personale e, nello stesso tempo, i sindacati parlano di sfruttamento, denunciando paghe troppo basse e giorni di riposo negati. Questa litigiosità e queste diffidenze reciproche rischiano di mettere in ginocchio un intero settore. Per questo, in maniera pragmatica, senza giudicare nessuno, ho elaborato una nuova strategia per ricucire le distanze e far dialogare le parti”. 

Da dove partire quindi? “Uno dei problemi che riscontro puntualmente nelle varie attività turistiche della Romagna – prosegue – é la scarsa profilazione del lavoratore. Anziché chiedere al dipendente, al momento del colloquio, quali sono le sue attitudini e le sue aspirazioni, si tende a collocarlo dove serve. Questo ti risolve un problema nell’immediato, ma in prospettiva rende impossibile il processo di fidelizzazione. La condivisione del ruolo non é un capriccio, ma il primo mattone sul quale costruire un rapporto di lavoro appagante e duraturo. Questo non significa che il lavoratore non debba avere spirito di adattamento, ma un conto é adeguarsi al contesto un altro é giocare completamente fuori ruolo. Dall’Alto Adige in su, in questo senso, c’é molta piu’ attenzione alle mansioni del dipendente, in Romagna, invece, si tende a banalizzare il ruolo, a metterlo in secondo piano e dunque si finisce per assemblare gli staff senza tener conto delle aspirazioni di chi si assume. E il discorso vale soprattutto per gli stranieri che, a maggior ragione, si tende a collocare laddove c’é bisogno. In realtà, un extracomunitario – che proviene da culture diverse e dunque ha visioni diverse – se adeguatamente collocato e formato, puo’ rappresentare un ‘plus’ all’interno di una struttura turistica. In Romagna questo avviene raramente e, infatti, i lavoratori rumeni ad esempio, che prima rappresentavano un bacino prezioso per la nostra forza lavoro, stanno tutti dirottandosi verso la Germania”. 

Per Manieri la parola magica é “inclusività”: “La formazione del personale non basta, serve un coinvolgimento piu’ costante ed intensivo. Il ‘senso di appartenenza’ non si costruisce a parole, ma con dei percorsi esperenziali che poi vanno comunicati all’esterno. Perché bisogna essere attrattivi non solo verso il cliente, ma anche verso il lavoratore. Si chiama marketing delle assunzioni: se un dipendente capisce che, in un determinato contesto, la sua figura é valorizzata, quello sarà il primo posto in cui manderà il suo curriculum. Viceversa, se per sentito dire, intuisce che in quel luogo i dipendenti non vengono trattati bene, allora lo eviterà. Il datore di lavoro, spesso, lo sottovaluta, ma il ‘passaparola’ fra cuochi, camerieri e lavapiatti é molto intensivo e, senza far nomi, anche sulla riviera riminese ci sono alberghi o ristoranti con una pessima reputazione in cui nessun dipendente metterebbe mai piede”. 

“Certi percorsi virtuosi non nascono da un giorno all’altro perché, a volte – chiarisce Manieri – occorre lavorare al di fuori dell’attività, ma se investi in questo metodo i problemi di personale pian piano si risolvono. E’ chiaro che non tutti sono portati alle relazioni umane e, per questo, ci sono i consulenti come me che insegnano un metodo, ti supportano nella sua applicazione e se ne vanno solo quando l’azienda ha perfettamente assimilato il nuovo modello. Quanto ci vuole? A volte basta un incontro, altre volte servono tempi piu’ lunghi”. 

Manieri viene spesso reclutato dalle strutture turistiche di tutta Italia anche come “infiltrato speciale”, ovvero colui che, camuffato da dipendente, studia in incognito le criticità del sistema e poi segnala i correttivi: “Sul piano etico sara’ anche una figura discutibile – ammette – ma, a volte, é davvero l’unico modo per ottenere un check affidabile e per far affiorare le vere crepe del sistema. Del resto, non opero per punire o, banalmente, per fare la spia, ma solo per avere un quadro credibile della filiera lavorativa. Solo quando hai in mano una diagnosi precisa, infatti, si può pensare ad una terapia efficace”. 

Manieri gestisce anche un autentico “tesoro”, una chat whatsapp con circa mille persone residenti in tutta Italia creata proprio per mettere in relazione domanda ed offerta: “Funziona come una bacheca di collocamento – spiega – se cerchi o offri lavoro, dalla Sicilia alla Svizzera, questa é una piattaforma efficacissima, un data-base che offro tra i miei servizi” (Info Barone.manieri76@gmail.com). 

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